Vittorio Magri(1), Emanuele Montanari, Emanuela Marras, Gianpaolo Perletti
(1)Ambulatorio Territoriale di Urologia ed Ecografia Urologica, ASST Milano Nord
Benché i fluorochinoloni siano farmaci di prima linea per il trattamento della prostatite batterica cronica di categoria II (NIH)(CBP), la terapia con questi agenti non è sempre possibile a causa della resistenza dei patogeni causativi di questa patologia, che è in costante aumento in tutto il mondo. Nuove opzioni terapeutiche sono urgentemente necessarie, ma farmaci quali gli antibiotici beta-lattamici sono distribuiti in modo inefficiente ai siti di infezione prostatica, e la terapia con trimethoprim è spesso impraticabile a causa degli alti tassi di resistenza. Il presente studio è stato finalizzato ad analizzare l'efficacia degli aminoglicosidi, somministrati a una coorte di 78 pazienti affetti da CBP resistente ai fluorochinoloni o esclusi dalla terapia con fluorochinoloni a causa di vari controindicazioni. I pazienti hanno ricevuto netilmicina (4,5 mg / kg, una volta al giorno, per via intramuscolare), associata o meno con un antibiotico beta-lattamico, per 4 settimane. Le visite di follow-up sono state programmate 6 e 12 mesi dopo la fine del trattamento. 55 dei 70 pazienti (78,6%) hanno mostrato eradicazione del patogeno causativo, e una diminuzione significativa del punteggio totale del questionario sintomatologico NIH-CPSI, da un valore medio basale di 21 a un valore medio di 14 alla fine della terapia, e 9 e 8 punti dopo rispettivamente 6 mesi e 12 mesi di follow-up. Il dolore, i sintomi minzionali e l’impatto della malattia sulla qualità della vita sono diminuiti di conseguenza. In 15 pazienti che mostravano la persistenza dell'infezione, il punteggio totale NIH-CPSI e i punteggi dei sottodomini non diminuivano al terminedel trattamento. Altri parametri quali il picco di flusso urinario, e la percentuale di svuotamento vescicale, il PSA sierico, l'International Prostate Symptom Score e il volume della prostata sono migiorati significativamente nel gruppo di pazienti che mostravano eradicazione del patogeno. La terapia è stata ben tollerata, e test genetici per rilevare eventuali mutazioni mitocondriali predisponenti alla sordità profonda hanno permessouna somministrazione più sicura degli aminoglicosidi. Questi risultati suggeriscono che gli aminoglicosidi possono diventare un'alternativa terapeutica per il trattamento delle CBP. I nostri risultati dovrebbero essere ulteriormente convalidati con studi controllati randomizzati.
Experimental and Therapeutic medicine, vol. 12, 2016 (in press)
Perletti G(1), Monti E, Marras E, Cleves A, Magri V, Trinchieri A, Rennie PS.
(1)Dipartimento di Scienze Teoriche e Applicate, Divisione di Ricerca Biomedica, Università degli Studi dell'Insubria, Busto Arsizio, Italia; Department of Basic Medical Sciences, Ghent University, Ghent. email:gianpaolo.perletti@uninsubria.it.
OBIETTIVO: In questo lavoro, abbiamo effettuato una revisione sistematica della letteratura, per valutare l’efficacia e la sicurezza degli agenti farmacologici di seconda linea, per il trattamento del carcinoma prostatico metastatico resistente alla castrazione (mCRPC) in progressione dopo terapia con docetaxel. Nel lavoro è stata effettuata anche un’analisi combinata, atta a valutare l'efficacia di due farmaci, abiraterone acetato e orteronel, che presentano lo stesso meccanismo di azione a livello dei processi di sintesi degli ormoni androgenici.
MATERIALI E METODI: In questa revisione sistematica sono stati inclusi studi clinici controllati e randomizzati, di fase III, che hanno arruolato pazienti con carcinoma metastatico della prostata in progressione durante o dopo terapia farmacologica di prima linea con docetaxel. Gli studi inclusi nella presente revisione sono stati identificati attraverso una ricerca bibliografica, effettuata consultando database elettronici in rete. Lo scopo primario di questo lavoro è stato valutare la sopravvivenza complessiva dei pazienti. Gli obiettivi secondari del presente lavoro, invece, hanno riguardato: 1) la valutazione della sopravvivenza libera da progressione (determinata mediante esame radiografico, rPFS) e 2) la comparsa di gravi effetti avversi (di grado 3 o maggiore) in seguito a terapia farmacologica.
RISULTATI: Seguendo precisi criteri di inclusione, alla base della nostra ricerca bibliografica, nel presente lavoro sono stati analizzati i contenuti di un totale di dieci articoli che illustrano i risultati ottenuti in cinque studi clinici. I pazienti arruolati in totale negli studi considerati erano 5047. Gli interventi farmacologici sperimentali adottati nei cinque studi erano: enzalutamide, ipilimumab, abiraterone acetato, orteronel e cabazitaxel. Rispetto alle coorti di controllo (soggetti trattati con farmaco attivo o placebo), è stato osservato un vantaggio di sopravvivenza complessivo: 4,8 mesi per enzalutamide (hazard ratio per morte vs. placebo: 0.63; 95% CI 0,53-0,75, P < 0,0001), 4,6 mesi per abiraterone (hazard ratio per morte vs placebo: 0,66, 95% CI 0,58-,75, P < 0,0001) e 2,4 mesi per cabazitaxel (hazard ratio per morte vs. mitoxantrone-prednisone: 0,70, 95% CI 0,59-0,83, P < 0,0001). Anche l’analisi combinata (metanalisi) dei trattamenti sperimentali orteronel e abiraterone acetato, entrambi inibitori della sintesi degli androgeni, ha mostrato un significativo aumento della sopravvivenza complessiva e della sopravvivenza libera da progressione, rispetto al placebo (hazard ratio per morte: 0.76, 95% CI 0,67-0,87, P < 0,0001; hazard ratio per progressione radiografica: 0.7, 95% CI 0,63-0,77, P < 0,00001). Rispetto al placebo, orteronel e abiraterone acetato inducono un aumento significativo del rischio di manifestare effetti avversi negativi dovuti all’elevata secrezione di mineralcorticoidi (risk ratio per ipopotassiemia: 5,75, 95% CI 2,08-15,90; P = 0.0008; risk ratio per ipertensione: 2.29, 95% CI 1,02-5,17; P = 0,05).
CONCLUSIONI: Nei pazienti pretrattati con docetaxel, i farmaci sperimentali enzalutamide, abiraterone-prednisone e cabazitaxel-prednisone sono in grado di migliorare la sopravvivenza complessiva dei pazienti, rispetto al placebo o rispetto a mitoxantrone-prednisone. Gli agenti farmacologici che hanno come bersaglio l’inibizione della sintesi di ormoni dell'asse androgenico (enzalutamide, abiraterone e orteronel) prolungano significativamente la sopravvivenza libera da progressione di malattia (rPFS), rispetto al placebo. Ulteriori analisi dovranno essere eseguite per valutare eventuali benefici di trattamenti sequenziali o associati di tali agenti. Inoltre, saranno necessari studi su larga scala per valutare l'impatto degli effetti tossici, osservati, al momento, in un numero limitato di pazienti (ad esempio, convulsioni indotte da enzalutamide o pancreatiti indotte da orteronel, o altri).
Arch Ital Urol Androl. 2015 Jul 7;87(2):121-129. doi: 10.4081/aiua.2015.2.121. PMID: 26150028
Magri V(1), Marras E(2), Restelli A(3), Wagenlehner FM(4), Perletti G(5).
(1) Ambulatorio Territoriale di Urologia ed Ecografia Urologica, Azienda Ospedaliera Istituti Clinici di Perfezionamento, Milano, Italia.
La complessità dei fattori eziologici, delle risposte tissutali, e dei segni e sintomi clinici legati alla prostatite cronica/sindrome dolorosa pelvica cronica (CP/CPPS) impedisce di poter pensare di trattare tale patologia con successo con un singolo agente terapeutico. Infatti sono stati e sono a tutt’oggi in fase di sperimentazione approcci terapeutici multimodali per il trattamento delle CP/CPPS. In questo lavoro vengono presentati i risultati di un approccio diagnostico/terapeutico basato sulla fenotipizzazione dei pazienti con un algoritmo, UPOINT, dove i sei domini - urinario, psicosociale, organo-specifico, infezione, neurologico, dolorabilità muscolare e dominio sessuale (UPOINTS) giocano un ruolo chiave nella caratterizzazione del paziente e nella scelta della terapia farmacologica più adatta. In questo studio è stato analizzato l’effetto di una terapia di associazione, su 914 pazienti diagnosticati e fenotipizzati in un singolo centro specializzato per le prostatiti. I pazienti hanno ricevuto α-bloccanti, estratti di Serenoa repens (S. repens) in associazione o meno a integratori (licopene e selenio), e ad agenti antibatterici, in presenza di infezione documentata o altamente sospetta. Il trattamento di associazione ha indotto marcati e significativi miglioramenti nel punteggio del questionario NIH-CPSI (National Institutes of Health Chronic Prostatitis Symptom Index), nel punteggio del questionario IIEF sulla disfunzione sessuale (International Index of Erectile Function), nei valori di velocità massima di flusso urinario (Qmax) e nell’efficienza di svuotamento della vescica. Questi miglioramenti, valutati dopo 6 mesi di terapia, sono stati mantenuti per un periodo di follow-up di 18 mesi. Una riduzione clinicamente rilevante di ≥ 6 punti del punteggio totale del questionario NIH-CPSI è stata raggiunta nel 77,5% dei pazienti sottoposti a terapia di associazione per un periodo di 6 mesi. Al termine della terapia si sono osservati miglioramenti significativi dei segni/sintomi anche quando i pazienti sono stati suddivisi nelle due coorti di CP/CPPS: infiammatoria, (IIIa) e non infiammatoria, IIIb. Il confronto inter-gruppo ha mostrato che i pazienti affetti da CP/CPPS IIIa presentavano segni e sintomi basali più gravi (punteggio totale più elevato del questionario NIH-CPSI; punteggi più alti del dominio dolore, del dominio qualità della vita e valori più elevati di Qmax) rispetto ai pazienti affetti da CP/CPPS IIIb. Inoltre, il miglioramento dei sintomi dopo la terapia era significativamente più pronunciato nei pazienti appartenenti alla categoria IIIa rispetto ai pazienti appartenenti alla categoria IIIb. In contrasto con l'opinione corrente, ciò che emerge dalla presente analisi, suggerisce che le sottocategorie di CP/CPPS infiammatoria e non-infiammatoria possono rappresentare due distinte condizioni patologiche o, in alternativa, due diverse fasi della stessa condizione. In conclusione, un semplice protocollo basato su farmaci α-bloccanti, estratti di S. repens, integratori e antibatterici, i cui bersagli sono il dominio urinario, quello organo specifico e il dominio infezione del questionario UPOINTS, è in grado di indurre un miglioramento clinicamente apprezzabile dei segni/sintomi di una percentuale considerevole di pazienti affetti da CP/CPPS. Nei soggetti che non rispondono adeguatamente a tale terapia, agenti di seconda linea (antidepressivi, ansiolitici, miorilassanti, inibitori 5-fosfodiesterasi e altri) possono essere somministrati al fine di ottenere una risposta terapeutica soddisfacente.
Exp Ther Med. 2015 Mar;9(3):658-666. Epub 2014 Dec 19. PMCID: PMC4316954 PMID: 25667610
Cai T(1), Pisano F, Magri V, Verze P, Mondaini N, D'Elia C, Malossini G, Mazzoli S, Perletti G, Gontero P, Mirone V, Bartoletti R.
(1) Dipartimento di Urologia, Ospedale Santa Chiara, Trento, Italia.
INTRODUZIONE - La prostatite cronica batterica (CBP) è spesso diagnosticata in uomini con eiaculazione precoce acquisita (PE). L'impatto di diversi patogeni sullo sviluppo di PE nei pazienti con prostatite cronica è, tuttavia, ancora sconosciuto.
OBIETTIVO - Valutare un possibile legame tra la CBP causata da Chlamydia trachomatis (Ct) e la PE.
METODI - Un gruppo di 317 pazienti con diagnosi clinica e strumentale di CBP causata da Ct (gruppo A) è stato arruolato e confrontato con i dati ottenuti da un gruppo di controllo costituito da 639 pazienti con CBP causata da comuni batteri uropatogeni (gruppo B). I sintomi di prostatite sono stati studiati mediante il questionario NIH-CPSI (National Institutes of Health-Chronic Prostatitis Symptom Index), mentre lo status eiaculatorio dei pazienti è stato valutato mediante questionario PEDT (Premature Ejaculation Diagnostic Tool).
MISURE PRINCIPALI PER RAGGIUNGERE L’OBBIETTIVO - A tutti i partecipanti è stato chiesto di completare il questionario NIH-CPSI, il questionario sulla funzione erettile (International Index of Erectile Function) a 15 domini (IIEF-15-EFD), il test PEDT, e la forma abbreviata del questionario sulla salute SF-36.
RISULTATI - I pazienti di entrambi i gruppi A e B avevano punteggi comparabili di NIH-CPSI (P=0,07), IPSS (P=0,32) e IIEF-15-EFD (P=0,33). L’eiaculazione precoce è stata diagnosticata in 118 pazienti del gruppo A (37,2%) e in 73 soggetti del gruppo B (11,5%). I due gruppi sono quindi differenti in termini di prevalenza di PE (P<0.0002). Rispetto al gruppo B, il gruppo A ha mostrato punteggi significativamente più alti nel test PEDT (11.3 [± 2.6] vs. 4.5 [± 2.9], P<0,0001) e punteggi più bassi nel questionario SF-36 (96.5 [± 1.1] vs. 99,7 [± 1.3], P<0,0001). Nel nostro modello di analisi multivariata, la positività per Ct, quale marcatore di infezione, era indipendentemente associata al punteggio PEDT anche dopo aver eseguito aggiustamenti per età, abitudine al fumo, indice di massa corporea e livello di istruzione (odds ratio aggiustato = 3.21; 95% intervallo di confidenza: 2.02- 4.27; p <0,003).
CONCLUSIONI - I pazienti affetti da CBP causata da infezione da Ct hanno mostrato una maggiore prevalenza di EP e una inferiore qualità della vita rispetto ai pazienti affetti da CBP causata dai tradizionali batteri uropatogeni.
© 2014 International Society for Sexual Medicine.
J Sex Med. 2014 Dec;11(12):3085-92. doi: 10.1111/jsm.12699. Epub 2014 Sep 25. PMID: 25256084
Magri V(1), Wagenlehner FM, Marras E, VAN Till JW, Houbiers J, Panagopoulos P, Petrikkos GL, Perletti G.
(1) Ambulatorio Territoriale di Urologia ed Ecografia Urologica, Azienda Ospedaliera Istituti Clinici di Perfezionamento, Milano, Italia.
La prostatite cronica/sindrome dolorosa pelvica cronica (CP/CPPS) è una condizione complessa per i cui determinanti eziologici sono ancora poco definiti. Per meglio caratterizzare il profilo diagnostico e terapeutico dei pazienti, è stato creato un apposito algoritmo noto come UPOINT, che coinvolge i sei grandi domini fenotipici della CP/CPPS e in particolare: il dominio urinario (U), il dominio psico-sociale (P), il dominio organo-specifico (O), il dominio infezione (I), il dominio neurologico/sistemico (N) e il dominio tensione e dolorabilità muscolare (T). All’algoritmo può essere inoltre aggiunto un dominio sessuale S (UPOINTS). L'impatto del dominio infezione (I) sulla gravità dei sintomi di CP/CPPS è una questione a tutt’oggi controversa, a causa dei risultati contraddittori di diversi studi. Lo scopo del presente studio retrospettivo è stato analizzare in modo più approfondito la misura in cui un dominio infezione, positivo nell’algoritmo UPOINTS possa influenzare i punteggi sintomatologici della CP/CPPS, valutati con il questionario NIH-CPSI (National Institutes of Health-prostatite cronica Symptom Index).
In una coorte di 935 pazienti, suddivisi in base alla presenza o assenza di infezione prostatica, è stato osservato che i sintomi clinici più gravi si ritrovano in pazienti con infezione (mediana del punteggio totale NIH: 24 vs 20 punti in pazienti non infetti; P <0,001). Inoltre, analizzando le curve di distribuzione del punteggio NIH-CPSI è stato rilevato che queste ultime erano spostate verso sintomi più severi nei pazienti in cui il dominio infezione era positivo. La suddivisione dei pazienti nei sei gruppi fenotipici più importanti dell’algoritmo UPOINTS ha rivelato che il gruppo di pazienti positivi al dominio “infezione della prostata” correlata a “disfunzione sessuale”, che include la più alta percentuale di pazienti con evidenza di infezione (80%), ha registrato il più alto punteggio fra tutti del questionario NIH-CPSI. Per valutare l'influenza del dominio infezione sulla gravità dei sintomi nei pazienti, tutti i soggetti con evidenza di infezione sono stati eliminati dal gruppo “infezione della prostata” correlata a “disfunzione sessuale”. Questo gruppo modificato ha mostrato punteggi molto meno gravi rispetto al gruppo originale, e i valori di CPSI sono diventati paragonabili ai punteggi degli altri cinque gruppi, in cui i pazienti con evidenza di infezione erano praticamente assenti. Questi risultati suggeriscono che la presenza di agenti patogeni nella ghiandola prostatica può influenzare significativamente la presentazione clinica dei pazienti affetti da CP/CPPS, e che il dominio infezione, in gruppi di pazienti fenotipizzati con sistema UPOINTS, può essere un fattore determinante sulla gravità dei sintomi di CP/CPPS. I risultati ottenuti nel presente studio possono contribuire a migliorare i trattamenti terapeutici.
Exp Ther Med. 2013 Aug;6(2):503-508. Epub 2013 Jun 21. PMCID: PMC3786822; PMID: 24137216
Perletti G(1), Marras E, Wagenlehner FM, Magri V.
(1) Laboratorio di tossicologia e farmacologia, Divisione di Ricerca Biomedica, Dipartimento di Scienze Teoriche e Applicate, Università degli Studi dell'Insubria, Via A. da Giussano 10, Busto Arsizio, Varese, Italia.
CONTESTO - La prostatite batterica cronica (CBP) è una patologia frequentemente diagnosticata negli uomini in età fertile, ed è caratterizzata da una serie di sintomi invalidanti che includono: dolore pelvico (ad esempio, al perineo e ai testicoli), disturbi minzionali (aumento della frequenza e urgenza urinaria, anche di notte, dolore o fastidio alla minzione), e disfunzione sessuale. La cura della CBP può essere tentata con una terapia a lungo termine con agenti antibatterici, ma le recidive sono frequenti. Pochi sono gli agenti antibatterici in grado di essere distribuiti nel tessuto prostatico e di raggiungere concentrazioni sufficienti nel sito di infezione. Questi agenti includono i fluorochinoloni, i macrolidi, le tetracicline e il trimetoprim. In seguito all'introduzione dei fluorochinoloni nella pratica clinica, numerosi studi sono stati effettuati per cercare di ottimizzare il trattamento antimicrobico per la CBP, e per migliorare i tassi di eradicazione dei patogeni e attenuare i sintomi dell’infezione.
OBIETTIVI - Il presente lavoro ha come obiettivo la valutazione e il confronto dell'efficacia e degli effetti avversi dei diversi tipi di trattamenti antimicrobici per la prostatite cronica batterica.
Metodi di ricerca - Per realizzare il presente studio abbiamo effettuato ricerche bibliografiche per individuare lavori pertinenti nei seguenti database: Cochrane Central Register of Controlled Trials (CENTRAL), MEDLINE (PubMed), EMBASE, altre banche dati nazionali o internazionali ed estratti di atti di conferenze fino alla data dell'8 agosto 2012.
CRITERI DI SELEZIONE - Nel lavoro sono stati inclusi tutti gli studi randomizzati e controllati in cui un agente antimicrobico veniva messo a confronto con placebo o con uno o più agenti antibatterici comparatori, in combinazione o meno con farmaci non antimicrobici. Sono stati anche inclusi studi che confrontavano diverse dosi dello stesso agente, differenti durate di trattamento, diverse frequenze di dosaggio o diverse vie di somministrazione. Sono stati esclusi gli studi in cui i pazienti non sono stati diagnosticati secondo i criteri raccomandati a livello internazionale, o i soggetti che non erano stati sottoposti a test specifici per le basse vie urinarie.
RACCOLTA DEI DATI E ANALISI: I dati presentati sono stati estratti indipendentemente da due revisori. Gli obiettivi della presente revisione sistematica erano: 1) l’efficacia microbiologica (eradicazione del patogeno), 2) l'efficacia clinica (guarigione o miglioramento dei sintomi, o dei punteggi associati ai sintomi) ai seguenti tempi: visite alla guarigione (TOC) o al follow-up, o entrambi, e 3) gli effetti avversi della terapia. Come obiettivi secondari sono stati analizzati i tassi di recidiva microbiologica. L'analisi statistica è stata effettuata utilizzando un modello ad effetto fisso per le analisi dei dati microbiologici e un modello ad effetto random per i dati clinici e gli effetti avversi. I risultati sono stati espressi come rapporti di rischio (risk ratio) per le variabili dicotomiche (con intervalli di confidenza al 95%) o come differenza media standardizzata per le variabili continue o non dicotomiche.
RISULTATI PRINCIPALI - Complessivamente sono stati identificati 18 studi, che hanno arruolato un totale di 2.196 pazienti randomizzati. Nella presente revisione sistematica sono stati confrontati i seguenti fluorochinoloni orali: ciprofloxacina, levofloxacina, lomefloxacina, ofloxacina e prulifloxacina. Tra i fluorochinoloni analizzati non si sono evidenziate differenze significative in termini di efficacia clinica o microbiologica e non sono state trovate differenze significative nella frequenza degli effetti avversi. Nelle prostatiti indotte da Chlamydia, (i) l'azitromicina ha mostrato tassi di eradicazione e tassi di guarigione clinica migliorati rispetto alla ciprofloxacina, senza differenze significative per quanto riguarda gli effetti avversi; (ii) l'azitromicina era equivalente a claritromicina, sia a livello microbiologico che clinico; (iii) la prulifloxacina sembra migliorare i sintomi clinici, ma non i tassi di eradicazione, rispetto alla doxiciclina. Nelle prostatiti causate da Ureaplasma i confronti tra ofloxacina verso minociclina e azitromicina verso doxiciclina hanno mostrato simili profili di eradicazione microbiologica, clinici e di tossicità.
Conclusioni degli autori - Dall’analisi dei dati è possibile concludere che l’efficacia microbiologica e clinica, così come il profilo degli effetti avversi dei diversi fluorochinoloni orali, è comparabile. Per il trattamento della CBP causata dai patogeni tradizionali, non si possono trarre conclusioni circa la durata ottimale della terapia antimicrobica. Inoltre, nessuna evidenza conclusiva può essere tratta sul ruolo di agenti antimicrobici alternativi ai fluorochinoloni quali il co-trimossazolo, i beta-lattamici e le tetracicline. Nei pazienti affetti da CBP, causata da patogeni intracellulari obbligati, i macrolidi hanno mostrato più alti tassi di guarigione microbiologica e clinica rispetto ai fluorochinoloni.
Cochrane Database Syst Rev. 2013 Aug 12;8:CD009071. doi: 10.1002/14651858.CD009071.pub2. PMID: 23934982
Perletti G(1), Marras E, Wagenlehner FM, Magri V.
(1) Laboratorio di tossicologia e farmacologia, Divisione di Ricerca Biomedica, Dipartimento di Scienze Teoriche e Applicate, Università degli Studi dell'Insubria, Via A. da Giussano 10, Busto Arsizio, Varese, Italia.
CONTESTO - La prostatite batterica cronica (CBP) è una patologia frequentemente diagnosticata negli uomini in età fertile, ed è caratterizzata da una serie di sintomi invalidanti che includono: dolore pelvico (ad esempio, al perineo e ai testicoli), disturbi minzionali (aumento della frequenza e urgenza urinaria, anche di notte, dolore o fastidio alla minzione), e disfunzione sessuale. La cura della CBP può essere tentata con una terapia a lungo termine con agenti antibatterici, ma le recidive sono frequenti. Pochi sono gli agenti antibatterici in grado di essere distribuiti nel tessuto prostatico e di raggiungere concentrazioni sufficienti nel sito di infezione. Questi agenti includono i fluorochinoloni, i macrolidi, le tetracicline e il trimetoprim. In seguito all'introduzione dei fluorochinoloni nella pratica clinica, numerosi studi sono stati effettuati per cercare di ottimizzare il trattamento antimicrobico per la CBP, e per migliorare i tassi di eradicazione dei patogeni e attenuare i sintomi dell’infezione.
OBIETTIVI - Il presente lavoro ha come obiettivo la valutazione e il confronto dell'efficacia e degli effetti avversi dei diversi tipi di trattamenti antimicrobici per la prostatite cronica batterica.
Metodi di ricerca - Per realizzare il presente studio abbiamo effettuato ricerche bibliografiche per individuare lavori pertinenti nei seguenti database: Cochrane Central Register of Controlled Trials (CENTRAL), MEDLINE (PubMed), EMBASE, altre banche dati nazionali o internazionali ed estratti di atti di conferenze fino alla data dell'8 agosto 2012.
CRITERI DI SELEZIONE - Nel lavoro sono stati inclusi tutti gli studi randomizzati e controllati in cui un agente antimicrobico veniva messo a confronto con placebo o con uno o più agenti antibatterici comparatori, in combinazione o meno con farmaci non antimicrobici. Sono stati anche inclusi studi che confrontavano diverse dosi dello stesso agente, differenti durate di trattamento, diverse frequenze di dosaggio o diverse vie di somministrazione. Sono stati esclusi gli studi in cui i pazienti non sono stati diagnosticati secondo i criteri raccomandati a livello internazionale, o i soggetti che non erano stati sottoposti a test specifici per le basse vie urinarie.
RACCOLTA DEI DATI E ANALISI: I dati presentati sono stati estratti indipendentemente da due revisori. Gli obiettivi della presente revisione sistematica erano: 1) l’efficacia microbiologica (eradicazione del patogeno), 2) l'efficacia clinica (guarigione o miglioramento dei sintomi, o dei punteggi associati ai sintomi) ai seguenti tempi: visite alla guarigione (TOC) o al follow-up, o entrambi, e 3) gli effetti avversi della terapia. Come obiettivi secondari sono stati analizzati i tassi di recidiva microbiologica. L'analisi statistica è stata effettuata utilizzando un modello ad effetto fisso per le analisi dei dati microbiologici e un modello ad effetto random per i dati clinici e gli effetti avversi. I risultati sono stati espressi come rapporti di rischio (risk ratio) per le variabili dicotomiche (con intervalli di confidenza al 95%) o come differenza media standardizzata per le variabili continue o non dicotomiche.
RISULTATI PRINCIPALI - Complessivamente sono stati identificati 18 studi, che hanno arruolato un totale di 2.196 pazienti randomizzati. Nella presente revisione sistematica sono stati confrontati i seguenti fluorochinoloni orali: ciprofloxacina, levofloxacina, lomefloxacina, ofloxacina e prulifloxacina. Tra i fluorochinoloni analizzati non si sono evidenziate differenze significative in termini di efficacia clinica o microbiologica e non sono state trovate differenze significative nella frequenza degli effetti avversi. Nelle prostatiti indotte da Chlamydia, (i) l'azitromicina ha mostrato tassi di eradicazione e tassi di guarigione clinica migliorati rispetto alla ciprofloxacina, senza differenze significative per quanto riguarda gli effetti avversi; (ii) l'azitromicina era equivalente a claritromicina, sia a livello microbiologico che clinico; (iii) la prulifloxacina sembra migliorare i sintomi clinici, ma non i tassi di eradicazione, rispetto alla doxiciclina. Nelle prostatiti causate da Ureaplasma i confronti tra ofloxacina verso minociclina e azitromicina verso doxiciclina hanno mostrato simili profili di eradicazione microbiologica, clinici e di tossicità.
Conclusioni degli autori - Dall’analisi dei dati è possibile concludere che l’efficacia microbiologica e clinica, così come il profilo degli effetti avversi dei diversi fluorochinoloni orali, è comparabile. Per il trattamento della CBP causata dai patogeni tradizionali, non si possono trarre conclusioni circa la durata ottimale della terapia antimicrobica. Inoltre, nessuna evidenza conclusiva può essere tratta sul ruolo di agenti antimicrobici alternativi ai fluorochinoloni quali il co-trimossazolo, i beta-lattamici e le tetracicline. Nei pazienti affetti da CBP, causata da patogeni intracellulari obbligati, i macrolidi hanno mostrato più alti tassi di guarigione microbiologica e clinica rispetto ai fluorochinoloni.
Cochrane Database Syst Rev. 2013 Aug 12;8:CD009071. doi: 10.1002/14651858.CD009071.pub2. PMID: 23934982
Vral A(1), Magri V, Montanari E, Gazzano G, Gourvas V, Marras E, Perletti G.
(1) Sezione di Istologia, Dipartimento di Scienze Mediche di Base Università di Gent, Ghent, Belgio.
I processi infiammatori sono componenti importanti nella patogenesi di molti tumori umani. In accordo con il modello per la carcinogenesi del tumore alla prostata 'insulto e rigenerazione', il danno causato da agenti patogeni o da agenti pro-infiammatori citotossici, innescherebbe la proliferazione di cellule ghiandolari prostatiche, portando alla comparsa di lesioni epiteliali, generalmente chiamate 'Atrofia Proliferativa Infiammatoria' (PIA). Le cellule infiammatorie infiltranti la prostata rilascerebbero specie reattive dell'ossigeno genotossiche, che indurrebbero le cellule atrofiche a entrare in trasformazione neoplastica. L'ipotesi, che punta all’atrofia proliferativa infiammatoria (PIA) come la lesione a rischio per sviluppare cancro alla prostata è stata ampiamente studiata a livello cellulare e molecolare, ma sono disponibili pochi dati morfologici di collegamento tra PIA o neoplasia prostatica intraepiteliale (PIN) e infiammazione o prostatite clinica. In questo lavoro presentiamo i risultati dell’analisi morfologica di 1367 biopsie prostatiche provenienti da 98 pazienti con una storia recente di prostatite cronica, e 32 pazienti con biopsia positiva per carcinoma prostatico. I nostri risultati mostrano: i) PIA si trova più frequentemente nelle biopsie contenenti un focolaio infiammatorio grave o moderato, rispetto alle lesioni NON-PIA (atrofia parziale o atrofia cistica); ii) la lesione PIA che origina da un’iperplasia post-atrofica è più frequente nei tessuti che mostrano lieve o nessuna infiammazione; iii) l’entità di PIA per paziente si correla con la presenza di infiammazione moderata o grave, mentre le lesioni NON PIA non lo fanno; iv) PIN di basso grado si trova in oltre il 90% dei casi in ghiandole normali, non atrofiche ed è più frequente nelle biopsie con stato infiammatorio assente o lieve; v) la relazione inversa tra prevalenza di PIN di basso grado ed entità delle lesioni PIA per paziente è descritta da una funzione che suggerisce una bassa probabilità di presenza concomitante di queste lesioni nello stesso tessuto; vi) lesioni NON-PIA correlano inversamente con la presenza di neoplasia in pazienti con carcinoma prostatico; vii) il punteggio totale del questionario NIH-CPSI correla sia con PIA che con infiammazione al momento della diagnosi di prostatite, ma non dopo un trattamento farmacologico mirato. Questi risultati indicano un'associazione positiva tra infiammazione dei tessuti, prostatite clinica e lesioni PIA altamente associate a rischio di cancro, ma non supportano un modello in cui la neoplasia prostatica intraepiteliale (PIN) di basso grado deriverebbe da PIA.
Int J Oncol. 2012 Dec;41(6):1950-8. doi: 10.3892/ijo.2012.1646. Epub 2012 Oct 1. PMCID: PMC3583840; PMID: 23026863
Kolumbi? Lakos A(1), Skerk V, Malekovi? G, Dujni? Spoljarevi? T, Kovacic D, Pasini M, Markoti? A, Magri V, Perletti G.
(1) Pliva Croatia Ltd, Zagreb, Croatia.
La prostatite cronica batterica (CBP) è caratterizzata da sintomi clinici spesso gravi, frequenti episodi di ricaduta, ed è spesso accompagnata da una scarsa qualità della vita. Per eradicare gli agenti patogeni che causano la prostatite batterica recidivante, e garantire una cura permanente, è necessaria una terapia antibatterica piuttosto lunga e aggressiva. In questo lavoro sono presentati i risultati di un protocollo di "switch-terapy" in cui sono stati trattati 30 pazienti che presentavano gravi sintomi di CBP e due o più episodi di prostatite recidivante nel corso dei 12 mesi precedenti. I pazienti hanno ricevuto azitromicina (500 mg/die) e ciprofloxacina (800 mg/die) per via intravenosa per 3 giorni, seguiti da ciprofloxacina orale (1 g/die) per 25 giorni. Ventisette (90%) pazienti hanno mostrato eradicazione del patogeno e 25 pazienti (83%) hanno mostrato sintomi lievi/assenti misurati con il calcolo del punteggio del questionario NIH. Cinque casi di infezione recidivante sono stati rilevati durante il follow-up. I risultati ottenuti nel presente lavoro indicano l'efficacia di questo protocollo di "switch-terapy", basato sull’attività combinata di azitromicina e ciprofloxacina. Per confermare questi risultati, saranno necessari studi comparativi su grandi popolazioni di pazienti affetti da CBP.
J Chemother. 2011 Dec;23(6):350-3. PMID: 22233819
Perletti G(1), Skerk V, Magri V, Markotic A, Mazzoli S, Parnham MJ, Wagenlehner FM, Naber KG.
(1) Department of Scienze Biomediche Informatiche e della Comunicazione, Università degli Studi dell’Insubria, Busto Arsizio, Varese, Italia. gianpaolo.perletti@uninsubria.it
La prostatite cronica batterica (CBP) è un’infezione persistente della prostata, caratterizzata da una scarsa qualità della vita a causa soprattutto di episodi di recidiva, frequentemente causati dall’incompleta eradicazione degli agenti patogeni responsabili della patologia in esame. Per attenuare la grave sintomatologia legata alla CBP, e per realizzare una cura permanente, è necessaria una terapia antibatterica aggressiva. Sebbene i fluorochinoloni siano attualmente raccomandati come agenti di prima scelta per tale patologia, gli antibiotici macrolidi stanno emergendo come opzione degna di nota per il trattamento della CBP. I macrolidi, infatti, sono caratterizzati da uno spettro di proprietà farmacocinetiche (PK) e farmacodinamiche (PD) di notevole interesse. Queste proprietà includono: elevato accumulo intracellulare nei fagociti e nei siti di infezione, compresa la prostata; ampio spettro di attività ma anche inibizione di biofilm; attività immunomodulanti e antinfiammatorie marcate. Tutte queste caratteristiche offrono particolari vantaggi per il trattamento di tutte quelle infezioni croniche batteriche della ghiandola prostatica che non sono facilmente sensibili alla terapia farmacologica. I macrolidi, pertanto, possono essere sfruttati per contrastare i tassi insoddisfacenti di miglioramento dei sintomi clinici e per l'eradicazione degli agenti patogeni stessi. I risultati, presentati in questo lavoro, mostrano una serie di studi clinici che sostengono questo possibile tipo di trattamento.
Mol Med Rep. 2011 Nov-Dec;4(6):1035-44. doi: 10.3892/mmr.2011.575. Epub 2011 Aug 25. PMID: 21874250
Magri V(1), Montanari E, Škerk V, Markoti? A, Marras E, Restelli A, Naber KG, Perletti G.
(1) Ambulatorio Territoriale di Urologia ed Ecografia Urologica, Azienda Ospedaliera Istituti Clinici di Perfezionamento, Milano, Italia.
In studi precedenti abbiamo dimostrato la sicurezza e l'efficacia della terapia di associazione fluorochinolone-macrolide per il trattamento della categoria II della prostatite cronica batterica di categoria II (CBP). Lo scopo di questo studio è confrontare in modo retrospettivo i risultati microbiologici e clinici di due schemi di trattamento per CBP basati sull’associazione di azitromicina (500 mg, tre volte alla settimana) e ciprofloxacina (500 o 750 mg, dose singola una volta al giorno). La somministrazione combinata di azitromicina (1500 mg/settimana) con ciprofloxacina nella dose di 750 mg/die per 4 settimane oppure di 500 mg/die per 6 settimane, fa aumentare i tassi di eradicazione dal 62.35% al 77.32% e il successo batteriologico dal 71.76% all’ 85.57%. Nel corso del periodo di follow-up (18 mesi) in entrambi i gruppi è stata mantenuta una significativa riduzione del dolore e dei segni/sintomi di svuotamento della vescica e una significativa riduzione del numero dei leucociti infiammatori e del PSA. Inoltre, dolore eiaculatorio, emospermia ed eiaculazione precoce sono risultati significativamente attenuati nei casi di eradicazione microbiologica in entrambi i gruppi; tuttavia, l’ultimo parametro risulta essere prolungato maggiormente nella coorte Cipro-750. In totale, 59 pazienti Cipro-750 hanno mostrato disfunzione erettile (DE) da lieve a grave alla linea di base, mentre 22 pazienti non presentavano DE all’eradicazione microbiologica e per tutto il periodo di follow-up. In conclusione, la terapia fluorochinolone-macrolide ha portato all’eradicazione degli agenti patogeni e all’attenuazione dei sintomi di CBP, tra cui dolore, disturbi di svuotamento della vescica e disfunzione sessuale. La dose giornaliera di 750mg di ciprofloxacina per 4 settimane ha mostrato aumentati tassi di eradicazione dei patogeni e una più bassa conta di globuli bianchi infiammatori rispetto alla dose di 500 mg per 6 settimane. I nostri risultati restano aperti ad ulteriori indagini di convalida.
Asian J Androl. 2011 Nov;13(6):819-27. doi: 10.1038/aja.2011.36. Epub 2011 Jul 18. PMCID: PMC3739561; PMID: 21765442
Magri V(1), Marras E, Skerk V, Markoti? A, Restelli A, Garlaschi MC, Perletti G.
(1) Ambulatorio Territoriale di Urologia ed Ecografia Urologica, Azienda Ospedaliera Istituti Clinici di Perfezionamento, Milano, Italia.
Per studiare l'associazione tra l’eradicazione del patogeno Chlamydia trachomatis (CT) e la regressione dei sintomi legati alla prostatite cronica, 55 pazienti sintomatici sono stati sottoposti al test frazionato per la localizzazione della Chlamydia trachomatis: la ricerca del patogeno è stata effettuata nella prima urina escreta (VB1), nelle secrezioni prostatiche (EPS), nel campione di urine post-massaggio prostatico (VB3) o in campioni di sperma.
I pazienti sono stati divisi in tre gruppi di trattamento: il gruppo a 'coinvolgimento uretrale' ('U': positivo nel campione VB1, negativo nei campioni EPS/VB3/liquido seminale) è stato trattato con 500 mg/die di azitromicina per 3 giorni. Il gruppo 'prostatite' ('P': negativo nel campione VB1, positivo nei campioni EPS/VB3/liquido seminale) ha ricevuto una terapia di associazione levofloxacina-azitromicina per 4 settimane. Un terzo gruppo, 'U + P' (positivo nei campioni VB1, EPS/VB3/sperma) ha ricevuto entrambi i trattamenti in sequenza. Nei pazienti P, l'eradicazione della Chlamydia trachomatis era associata ad un marcato e stabile miglioramento dei sintomi e ad un significativo calo dei livelli nel siero dell’antigene prostatico specifico (PSA). Rispetto ai pazienti U, dopo trattamento con azitromicina a breve termine, in cui si nota una rapida regressione dei sintomi di minzione dolorosa, i pazienti U + P hanno mostrato una persistenza dei sintomi e del patogeno nei campioni VB3/EPS/liquido seminale e hanno richiesto un trattamento aggiuntivo costituito da 4 settimane di levofloxacina-azitromicina per raggiungere l'eradicazione del patogeno, la regressione dei sintomi, e la diminuzione del PSA. I nostri risultati supportano un ruolo causale della Chlamydia trachomatis nella prostatite cronica batterica. In presenza di una localizzazione positiva uretrale del patogeno, un’accurata indagine microbiologica unitamente ad un’analisi sintomo mirata può rivelare una prostatite da Chlamydia alla base della sindrome e permettere di orientare la terapia verso efficaci e appropriati agenti antibatterici.
© 2010 Blackwell Verlag GmbH.
Andrologia. 2010 Dec;42(6):366-75. doi: 10.1111/j.1439-0272.2009.01033.x. PMID: 21105887
Magri V(1), Wagenlehner F, Perletti G, Schneider S, Marras E, Naber KG, Weidner W.
(1) Ambulatorio Territoriale di Urologia ed Ecografia Urologica, Azienda Ospedaliera Istituti Clinici di Perfezionamento, Milano, Italia.
SCOPO - I pazienti affetti da prostatite cronica/sindrome dolorosa pelvica cronica sono difficili da trattare a causa dell'eziologia ignota e della presentazione clinica complessa della malattia. La fenotipizzazione clinica di questi ultimi potrebbe consentire una più adeguata scelta tra varie tipologie di trattamento rispetto alle modalità di diagnosi correntemente utilizzate. In questo lavoro abbiamo valutato un nuovo sistema di fenotipizzazione clinica analizzando una banca dati di pazienti con prostatite cronica/sindrome dolorosa pelvica cronica, di 2 istituzioni europee e abbiamo correlato il nuovo sistema di fenotipizzazione con i sintomi dei pazienti. Abbiamo studiato come l'aggiunta del dominio “disfunzione sessuale” all’algoritmo UPOINT, possa correlarsi con la gravità dei sintomi dei pazienti e abbiamo valutato la sua coerenza interna.
MATERIALI E METODI - In questo lavoro retrospettivo, 937 pazienti provenienti da Milano, Italia, e 290 pazienti provenienti da Giessen, Germania, affetti da prostatite cronica/sindrome dolorosa pelvica cronica sono stati classificati all’interno di un sistema di fenotipizzazione a 6 domini (urinario, psicosociale, organo specifico, infezione, neurologico e dolorabilità o tensione muscolare) chiamato UPOINT. La gravità dei sintomi è stata valutata mediante questionario NIH - National Institutes of Health Chronic Prostatitis Symptom Index e questionario IPSS - International Prostate Symptom Score.
RISULTATI - Dai dati raccolti è stato possibile individuare una correlazione significativa tra il numero dei domini UPOINT positivi e il punteggio NIH, CPSI e IPSS nel totale delle coorti italiane, ma non nelle coorti tedesche. Dopo aver aggiunto il dominio sulla disfunzione sessuale creando in questo modo il sistema modificato UPOINTS, i domini fenotipici correlano in modo significativo con i punteggi del questionario NIH anche nella coorte tedesca.
CONCLUSIONI – L’affidabilità e coerenza del sistema UPOINT è stata generalmente confermata dal nostro studio e ulteriormente perfezionata grazie all'aggiunta di un dominio sulla disfunzione sessuale. I risultati dei trattamenti basati sull’analisi della fenotipizzazione clinica con UPOINT(S) dovranno essere ampiamente valutati e validati in futuri studi prospettici.
Copyright © 2010 American Urological Association Education and Research, Inc. Published by Elsevier Inc. All rights reserved.
J Urol. 2010 Dec;184(6):2339-45. doi: 10.1016/j.juro.2010.08.025. Epub 2010 Oct 16. PMID: 20952019
Magri V(1), Perletti G, Bartoletti R, Cai T, Emelyanova I, Mehik A, Morgia G, Skerk V, Trinchieri A, Wagenlehner FM, Naber KG.
(1) Ambulatorio Territoriale di Urologia ed Ecografia Urologica, Azienda Ospedaliera Istituti Clinici di Perfezionamento, Milano, Italia. info@prostatite.info
Negli ultimi dieci anni, una quantità impressionante di dati di ricerca clinica ha illuminato il campo della patogenesi e della gestione della sindrome di prostatite cronica. Una nuova classificazione e un questionario validato sui sintomi della malattia hanno permesso agli urologi di tutto il mondo di parlare un "linguaggio comune", migliorando notevolmente la quantità e la qualità delle ricerche incentrate in questo campo. In Europa, un gran numero di gruppi di esperti sono stati attivamente coinvolti in questa ricerca. Gli stessi esperti hanno anche sviluppato, in molti casi, una loro visione personale riguardo all’eziologia della prostatitecronica/sindrome dolorosa pelvico cronica, e alla sua diagnosi e trattamento. Il presente lavoro, scritto da un gruppo di ricercatori provenienti da Europa e Russia orientale, passa in rassegna i risultati più recenti, discute i temi contemporanei più controversi sulle prostatiti, e mette in evidenza una serie di questioni irrisolte che richiedono ulteriori ricerche e studi.
Arch Ital Urol Androl. 2010 Jun;82(2):75-82. PMID: 20812529
Perletti G(1), Montanari E, Vral A, Gazzano G, Marras E, Mione S, Magri V.
(1) Dipartimento di Scienze Teoriche e Applicate, Divisione di Ricerca Biomedica, Università degli Studi dell'Insubria, Busto Arsizio, Italia. gianpaolo.perletti@uninsubria.it.
I processi infiammatori provocati da agenti chimici, fisici o biologici sono importanti cofattori nella patogenesi del cancro nell’uomo. Nella prostata, il danno al tessuto epiteliale seguito da rigenerazione delle cellule in presenza di infiammazione è ritenuto essere un evento chiave nella trasformazione neoplastica. Secondo il modello 'insulto e rigenerazione', le cellule infiammatorie infiltranti la prostata, in risposta alle infezioni batteriche/virali, o acido urico, o cancerogeni, rilasciano specie reattive (genotossiche) dell’ossigeno. Oltre ad indurre infiammazione, il danno tissutale prodotto da questi e altri agenti sembrerebbe promuovere la comparsa di atrofia infiammatoria proliferativa (PIA). In queste condizioni, un sottogruppo di cellule atrofiche proliferanti può essere esposto a radicali liberi genotossici che provocherebbero un aumento del tasso di mutazioni e aberrazioni cromosomiche, e, in ultima analisi, all’iniziazione, promozione e progressione neoplastica. Negli ultimi dieci anni, il legame tra infiammazione, cancro e l'ipotesi che indica PIA come una lesione a rischio per il cancro alla prostata, è stato approfonditamente studiato a livello pre-clinico, clinico, morfologico, cellulare e molecolare. In questo articolo, recenti studi, che descrivono prove a supporto o a sfavore del legame tra infiammazione della prostata, atrofia e cancro, sono stati sottoposti ad una revisione sistematica.
Mol Med Rep. 2010 Jan-Feb;3(1):3-12. doi: 10.3892/mmr_00000211. PMID: 21472193
Magri V(1), Restelli A, Marras E, Perletti G.
(1) Ambulatorio Territoriale di Urologia ed Ecografia Urologica, Azienda Ospedaliera Istituti Clinici di Perfezionamento, Milano, Italia.
È stato dimostrato che pazienti con sintomi di prostatite batterica cronica, non diagnosticabili come tali in quanto negativi agli esami colturali prostata-specifici, possono comunque avere dei benefici dalla somministrazione di agenti antibatterici. Questo suggerisce che, in una frazione non ben definita di soggetti, vi siano alcuni organismi che non sempre vengono isolati nella comune pratica clinica e che possono, tuttavia, essere responsabili di infezioni alla prostata. In particolare i batteri anaerobi sono stati proposti avere un ruolo importante in alcuni casi di CBP, in base a studi che descrivono remissione clinica dopo eradicazione di patogeni come Peptostreptococcus spp o Bacterioides spp dalle secrezioni prostatiche di pazienti sintomatici, o sulla base di risultati che indicano una significativa associazione tra infezione prostatica da parte di anaerobi e presenza di marcatori infiammatori nelle secrezioni prostatiche. In questo articolo riportiamo in dettaglio un caso di prostatite cronica grave e sintomatica in un paziente con evidenza di infezione da Peptostreptococcus. Segnaliamo anche, per la prima volta che il trattamento con il fluorochinolone di terza generazione, moxifloxacina, è riuscito ad eradicare con successo il patogeno e a portare ad una drammatica risoluzione dei segni e dei sintomi della prostatite batterica cronica. La stretta associazione tra l’eradicazione di Peptostreptococcus e la rapida scomparsa dei segni/sintomi clinici, punta ad un ruolo causale di tale microorganismo anaerobio nel caso di prostatite cronica batterica descritto nel presente lavoro.
2009 Elsevier Ltd. All rights reserved.
Anaerobe. 2010 Jun;16(3):206-9. doi: 10.1016/j.anaerobe.2009.10.008. Epub 2009
Oct 31. PMID: 19883774
Magri V(1), Wagenlehner FM, Montanari E, Marras E, Orlandi V, Restelli A, Torresani E, Naber KG, Perletti G.
(1) Ambulatorio Territoriale di Urologia ed Ecografia Urologica, Azienda Ospedaliera Istituti Clinici di Perfezionamento, Milano, Italia
Il significato e il valore diagnostico dell’analisi dello sperma nella prostatite cronica batterica è stato oggetto di discussione e rimane ancora oggi controverso. Per valutare la rilevanza diagnostica dell’esame colturale del liquido seminale tra le indagini batteriologiche nei pazienti con prostatite, abbiamo analizzato in modo retrospettivo un database clinico di 696 pazienti sintomatici. Tutti i pazienti sono stati sottoposti di routine al test dei 4 bicchieri, seguito dall’esame colturale e microscopico dello sperma. Tale metodologia analitica ha permesso di estrapolare dal database tre diversi scenari diagnostici, e di confrontare il test a 'due bicchieri' di pre/post-maggaggio prostatico, e il test standard dei 'quattro-bicchieri' con il test a 'cinque-bicchieri' (quattro bicchieri più il test colturale post-VB3 del liquido seminale). Per gli uropatogeni tradizionali (TUs), il test a 'cinque-bicchieri' ha mostrato rispettivamente un aumento, di 3.6 o 6.5 volte di sensibilità rispetto al test di 'quattro' o 'due bicchieri'. Parallelamente ha mostrato riduzioni in percentuale minore della specificità relativa (da -13,2% o -14,7%). Dall’analisi dei dati emerge che l'area sotto la curva ROC e l'indice di Jouden sono aumentati, mentre i rapporti di verosimiglianza (likelihood ratios) positivi e negativi sono diminuiti rispetto ai comparatori. Questo indica che il test a 'cinque-bicchieri' può essere superiore nel confermare l'esito negativo di entrambi i test standard. Osservando qualche cifra, i test confrontati a 'cinque', 'quattro', e 'due bicchieri' rilevano uropatogeni tradizionali (Enterobacteriaceae, enterococchi, ecc.) rispettivamente in 120, 33, e 20 pazienti e agenti patogeni inusuali (streptococchi, altre specie di Gram-positivi, Mycoplasmata, e altri) in 130, 56, e 45 pazienti. Tuttavia, quando i pazienti sono sottoposti a trattamento farmacologico, (una combinazione di fluorochinolone/macrolide), non si osservano differenze nei tassi di eradicazione tra i gruppi diagnosticati con i diversi test, indipendentemente dalla categoria del patogeno. L’eradicazione è associata ad una remissione a lungo termine dei segni/sintomi della prostatite cronica e non sono state osservate significative differenze intergruppo nei punteggi riguardanti i segni/sintomi nel periodo di follow-up di 24 mesi dopo il termine del trattamento farmacologico. In conclusione, i nostri dati supportano l'utilità dell’analisi del liquido seminale nel percorso diagnostico di pazienti con prostatite, quando tale test è utilizzato per integrare il test a 'quattro-bicchieri' di Meares e Stamey. Il miglioramento dei test microbiologici suggerisce importanti implicazioni diagnostiche e terapeutiche.
Asian J Androl. 2009 Jul;11(4):461-77. doi: 10.1038/aja.2009.5. Epub 2009 Apr 20. PMCID: PMC3735310 PMID: 19377490
Perletti G(1), Wagenlehner FM, Naber KG, Magri V.
(1) Dipartimento di Biologia Strutturale e Funzionale, Laboratorio di Tossicologia e Farmacologia, Università degli Studi dell’Insubria, Varese, Italia. gianpaolo.perletti@uninsubria.it
Uno studio farmacocinetico recentemente pubblicato ha mostrato che il fluorochinolone moxifloxacina, somministrato a volontari sani alla dose orale singola di 400 mg, si accumula nelle secrezioni prostatiche (PS) fino ad una concentrazione mediana di 3.99 mg/L e raggiunge un rapporto di concentrazione PS/plasma di 1,57, valore che si distanzia notevolmente da quelli di altri fluorochinoloni, come norfloxacina (rapporto 0,1) o ciprofloxacina (rapporto 0,2). Meccanismi di trappola ionica sono stati ipotizzati essere tra i fattori determinanti di questo effetto. Tuttavia, il fatto che siano esclusivamente tali meccanismi i responsabili delle differenze osservate nella farmacocinetica del fluorochinolone in esame, è stato oggetto di discussione. In questo lavoro, abbiamo passato in rassegna vari lavori pubblicati riguardo alla distribuzione tissutale della moxifloxacina e di altri chinoloni, e abbiamo concluso che l'aumentata lipofilia della molecola, permette il legame a matrici cellulari e un rapido assorbimento/rilascio cellulare. Tali proprietà potrebbero essere compatibili con il maggiore accumulo e secrezione a livello prostatico dei fluorochinoloni di quarta generazione.
Int J Antimicrob Agents. 2009 Mar;33(3):206-10. doi: 10.1016/j.ijantimicag.2008.09.009. Epub 2008 Dec 16.
PMID: 19091519
Perletti G(1), Vral A, Patrosso MC, Marras E, Ceriani I, Willems P, Fasano M, Magri V.
(1) Dipartimento di Biologia Strutturale e Funzionale, Università degli Studi dell'Insubria, I-21052 Busto Arsizio, Italia. gianpaolo.perletti@uninsubria.it.
Più di 60 anni dopo il loro isolamento e caratterizzazione, gli antibiotici aminoglicosidici (AG), rimangono potenti agenti farmacologici utilizzati nel trattamento di gravi infezioni da gram-negativi, enterococchi o micobatteri. Tuttavia, l'utilizzo clinico degli aminoglicosidi è ostacolato da eventi nefrotossici e ototossici, che spesso si sviluppano come conseguenza di cicli prolungati di terapia o di somministrazioni di dosi incrementali di questi farmaci. La scoperta di agenti antibatterici non ototossici, che mostrano un più ampio spettro di attività, ha, pertanto, gradualmente diminuito l’utilizzo degli aminoglicosidi come antibiotici di prima linea per molte infezioni sistemiche. Malgrado ciò, attualmente questa classe di antibiotici sta subendo una rinascita inaspettata, in quanto risultano gli agenti più indicati per il trattamento di gravi infezioni causate da organismi che mostrano resistenza alla maggior parte degli agenti di prima linea (ad esempio, la tubercolosi causata da patogeni con multi-resistenza agli antibiotici, o infezioni complicate acute delle vie urinarie acquisite a livello nosocomiale). La crescente adozione degli aminoglicosidi pone di nuovo, per gli scienziati e per i medici, il problema della tossicità a carico del distretto renale e dell'orecchio interno. In particolare, la sordità indotta da aminoglicosidi può essere profonda e irreversibile, specialmente in pazienti geneticamente predisposti. Per questa ragione, molte strategie molecolari sono state studiate negli ultimi dieci anni per contrastare l'effetto ototossico degli aminoglicosidi. Il presente articolo esamina: i) i meccanismi molecolari attraverso cui gli aminoglicosidi esercitano la loro attività battericida, ii) i meccanismi attraverso i quali gli aminoglicosidi esercitano la loro attività ototossica in pazienti geneticamente predisposti, iii) i farmaci e i composti che hanno finora dimostrato di prevenire o modulare l’ototossicità da aminoglicosidi a livello preclinico e/o clinico, e iv) i regimi di dosaggio che sono stati finora proposti per ridurre l'incidenza di episodi di ototossicità indotta da aminoglisidi.
Mol Med Rep. 2008 Jan-Feb;1(1):3-13. PMID: 21479370
Trinchieri A(1), Magri V, Cariani L, Bonamore R, Restelli A, Garlaschi MC, Perletti G.
(1) Unità di Urologia, Ospedale di Lecco, Italia. a.trinchieri@ospedale.lecco.it
OBIETTIVO - Lo scopo dello studio è stato valutare la prevalenza di disfunzione sessuale negli uomini con prostatite cronica/sindrome dolorosa pelvica cronica.
MATERIALI E METODI - Nel presente lavoro è stato considerato un gruppo di 399 pazienti provenienti da un ambulatorio clinico per prostatiti, con sintomi che suggerivano prostatite in assenza di secrezioni uretrali. Tutti i pazienti sono stati valutati dallo stesso urologo secondo un protocollo che comprendeva anamnesi, esame ecografico transrettale ed esame fisico. Ai pazienti è stato eseguito un tampone uretrale, il test dei ‘quattro-bicchieri’ e l’esame colturale del liquido seminale. I pazienti sono stati classificati secondo le direttive NIDDK/NIH sulla base dei risultati microbiologici e microscopici del test dei ‘quattro-bicchieri’ e della coltura del liquido seminale. I sintomi soggettivi sono stati raccolti mediante questionario CPSI, e mediante l’utilizzo di domande generali non validate che vertevano su: perdita della libido, qualità dell'erezione, prematura perdita di erezione, dolore durante l’eiaculazione, presenza di emospermia, piospermia, eiaculazione precoce, e presenza di anomalie nel liquido seminale.
RISULTATI - Di tutti i pazienti valutati, 138 (34%) hanno mostrato disfunzione erettile e 220 disfunzioni eiaculatorie (55%). La perdita della libido, l’eiaculazione precoce e la presenza di anomalie nello sperma erano più frequenti nei soggetti di età inferiore ai 50 anni. I tassi di compromessa erezione e di anomalie nel liquido seminale erano significativamente più alti nei pazienti con prostatite cronica batterica rispetto ai pazienti con sindrome dolorosa pelvica cronica. L'eiaculazione precoce era più frequente (p = 0,02) nei pazienti con 10-30 leucociti (36%) o >30 leucociti (32%) nel campione VB3 rispetto ai pazienti con 10 o meno leucociti (22%). Il dolore durante l’eiaculazione era significativamente associato alla presenza (individuata mediante sonografia) di una ectasia (p = 0.000), asimmetria (p = 0.001) o alterazioni infiammatorie (p = 0,038) delle vescicole seminali, mentre l’emospermia era significativamente associata rispettivamente all’asimmetria (p = 0.000) o ad alterazioni infiammatorie delle vescicole seminali (p = 0,013). Gli uomini con disfunzione erettile (p = 0.001) e disfunzioni nell'eiaculazione (p = 0,001) presentavano punteggi CPSI più elevati rispetto ad uomini senza tali disturbi. La presenza di disfunzione erettile ed eiaculatoria era legata a punteggi significativamente più alti per i domini dolore e qualità della vita.
CONCLUSIONI - Sebbene il disagio mentale e la ridotta qualità della vita correlata alla malattia potrebbero contribuire alla disfunzione sessuale osservata in pazienti con CP/CPPS, la presenza di disordini nell’erezione e nell'eiaculazione sembra essere frequentemente correlata a sintomi e imaging che suggeriscono una condizione infiammatoria più grave.
Arch Ital Urol Androl. 2007 Jun;79(2):67-70. PMID: 17695411
Mazzoli S(1), Magri V, Guercini F, Simone A, Paolicchi F, Cai T.
(1) Centro STD, Ospedale Santa Maria Annunziata, Firenze, Italia. smazzoli@libero.it
La prostatite cronica (CP) è stata descritta come una delle malattie più comuni negli uomini di età inferiore o uguale 50 anni. Tale patologia mostra un impatto significativo sulla qualità della vita dei pazienti, paragonabile ad altre patologie gravi, quali l’angina instabile o il morbo di Crohn. La prostatite cronica è anche un problema sociale ed economico, a causa della sua elevata incidenza nella popolazione maschile giovane e dell'assenza di certezze sull'efficacia del trattamento. Oggi, sebbene siano disponibili dei questionari validati per monitorare i pazienti con prostatite, le opzioni diagnostiche e terapeutiche sono essenzialmente basate sull'esperienza, sull’opinioni degli esperti e su scarsi dati provenienti studi clinici. Studi epidemiologici più estesi e meglio progettati sono necessari per valutare e descrivere le caratteristiche cliniche del paziente affetto da prostatite, al fine di somministrare trattamenti più utili e corretti. Lo scopo di questa review è presentare il nuovo questionario dell’Associazione Italiana Sindromi Pelvico Prostatiche (AISPEP-Q), al fine di fornire uno strumento utile per accrescere la conoscenza delle caratteristiche dei pazienti con prostatite e per la progettazione di futuri studi epidemiologici.
Arch Ital Urol Androl. 2007 Jun;79(2):58-66. PMID: 17695410
Magri V(1), Trinchieri A, Pozzi G, Restelli A, Garlaschi MC, Torresani E, Zirpoli P, Marras E, Perletti G.
(1) Ambulatorio Territoriale di Urologia ed Ecografia Urologica, Azienda Ospedaliera Istituti Clinici di Perfezionamento, Milano, Italia.
Centotrentasette pazienti con diagnosi di prostatite cronica batterica (CBP) sono stati sottoposti a terapia farmacologica di associazione con agenti antibatterici (ciprofloxacina/azitromicina), alfa-bloccanti (alfuzosina) e estratti di Serenoa repens. Di questi, 88 pazienti (64,2%) hanno mostrato eradicazione microbiologica al termine di un ciclo di 6 settimane di terapia. Dei restanti 49 pazienti, che mostrano persistenza del patogeno causa della prostatite o reinfezione al termine del trattamento, 36 hanno completato un secondo ciclo di terapia di associazione per 6 settimane: 27 pazienti (75%) hanno mostrato eradicazione degli organismi infettanti, mentre 9 pazienti hanno manifestato casi di persistenza o reinfezione. Il tasso di eradicazione cumulativo di questo studio - calcolato su un totale di 137 pazienti arruolati - è dell’83,9%. L'esame clinico ha mostrato un netto miglioramento dei segni e dei sintomi legati alla prostatite. Sorprendentemente, la terapia di associazione ha potuto attenuare i sintomi della CBP prima dell’eradicazione microbiologica, diminuendo quindi rapidamente l'impatto della malattia sulla qualità della vita dei pazienti. La remissione clinica è rimasta tale per un periodo di follow-up di 30 mesi, nel 94% dei pazienti mentre 7 pazienti hanno mostrato recidiva della malattia.
In sintesi, i nostri risultati indicano che circa il 20% dei pazienti arruolati in questo studio, che erano refrattari ad un protocollo di 6 settimane di terapia di associazione, sono stati curati da un secondo ciclo di trattamento. Dati di follow-up clinici dimostrano che la terapia di associazione può garantire un sollievo prolungato dei sintomi di CBP, e un generale un miglioramento della qualità della vita.
Int J Antimicrob Agents. 2007 May;29(5):549-56. Epub 2007 Mar 2. PMID: 17336504
Magri V(1), Parazzini F, Chiaffarino F.
(1) Ambulatorio Territoriale di Urologia ed Ecografia Urologica, Azienda Ospedaliera Istituti Clinici di Perfezionamento, Milano, Italia.
OBIETTIVI
- L’obiettivo di questo lavoro è stato confrontare e verificare i pareri di un gruppo di urologi italiani ambulatoriali in materia di iperplasia prostatica benigna (BPH), diagnosi e trattamento.
METODI E RISULTATI
- Uno specifico questionario opportunamente strutturato è stato trasmesso a 150 urologi italiani ambulatoriali, appartenenti al Sindacato Unico Medicina Ambulatoriale Italiana e Professionalità dell'Area Sanitaria (SUMAI), e che prestano servizio presso ambulatori pubblici italiani. La prima sezione del questionario era mirata a ricevere informazioni sull’opinione degli urologi ambulatoriali in merito all’approccio diagnostico alla BPH. La seconda sezione del questionario verteva a raccogliere dati sugli approcci terapeutici utilizzati dagli urologi per la cura della BPH. La maggior parte degli urologi, che hanno preso parte al sondaggio ritiene che la diagnosi di BPH, in accordo con le principali linee guida, debba comprendere necessariamente: la storia clinica del paziente, un esame fisico e il dosaggio totale del PSA. Una percentuale di circa 60% include negli esami utili per la diagnosi di BPH, un’uroflussimetria e un'ecografia pelvica, mentre circa l’80% degli urologi ritiene necessario anche un esame delle urine completo. Per quanto riguarda i differenti approcci terapeutici, per i pazienti con sintomi lievi, gli urologi suggeriscono sia la vigile attesa con cambiamenti nello stile di vita, sia la terapia con alfa-bloccanti.
Arch Ital Urol Androl. 2006 Mar;78(1):11-4. PMID: 16752881
Magri V(1), Cariani L, Bonamore R, Restelli A, Garlaschi MC, Trinchieri A.
(1) Ambulatorio Territoriale di Urologia ed Ecografia Urologica, Azienda Ospedaliera Istituti Clinici di Perfezionamento, Milano, Italia.
OBIETTIVO
- Lo scopo di questo lavoro è stato valutare la significatività di differenti metodi diagnostici per la rilevazione dell’infezione/infiammazione prostatica.
MATERIALI E METODI
- Nel presente articolo sono stati considerati 233 pazienti, visitati presso un ambulatorio regionale di urologia, che mostrano sintomi riconducibili a prostatite senza secrezione uretrale. Tutti i pazienti sono stati valutati dallo stesso urologo secondo un protocollo che comprende: anamnesi, esame ecografico transrettale ed esame fisico. I pazienti sono stati anche sottoposti a tampone uretrale per la ricerca di patogeni batterici e tamponi supplementari per l'identificazione di C. trachomatis, T. vaginalis, U. urealyticum, M. hominis e Candida spp. Inoltre al totale dei pazienti è stato effettuato il test dei ‘quattro-bicchieri’ secondo Meares e Stamey (prima urina espulsa VB1, mitto intermedio VB2, secrezioni prostatiche EPS, urine dopo massaggio prostatico VB3) e coltura del liquido seminale.
RISULTATI
- Dei 233 pazienti valutati, il 47% presentava una coltura uretrale positiva, il 35% una coltura positiva del liquido seminale e solo il 13% una coltura positiva di uno o più campioni del test dei ‘quattro-bicchieri’. Una coltura positiva di VB1 o VB2 è raramente associata ad un campione negativo del tampone uretrale, rispettivamente nel 1% e nello 0,9% dei casi; al contrario, un tampone uretrale positivo è stato frequentemente associato ad una coltura negativa nei campioni VB1 e VB2 rispettivamente nel 90% e nel 91% dei casi. Tra i pazienti con coltura uretrale positiva solo l'8% e il 2% avevano rispettivamente più di 10 leucociti nei campioni VB1 e VB2. Una coltura del liquido seminale positiva era associata ad una negatività dei campioni EPS e VB3 rispettivamente nell’89% e 83% dei casi; al contrario, una coltura positiva nel campione EPS o VB3 era associata ad una coltura negativa del liquido seminale rispettivamente nel 67% e 27% dei casi. Inoltre nel 49% dei pazienti con coltura positiva del liquido seminale, sono stati osservati più di 10 leucociti nel campione VB3. Dei 47 pazienti con coltura positiva delle secrezioni prostatiche EPS, sono stati rinvenuti solo 9 pazienti con leucociti nel campione e in particolare in 3 di essi (33%) sono stati contati più di 10 leucociti nello stesso campione.
CONCLUSIONI - la coltura e la determinazione dei leucociti nel primo campione di urina VB1 e nel campione intermedio (VB2) hanno mostrato una scarsa sensibilità nella rilevazione di infezioni uretrali o infiammazione rispetto alla coltura del tampone uretrale. Al contrario, l'esame microscopico delle urine dopo massaggio prostatico è stato confermato come un utile indicatore indiretto per la diagnosi di infiammazione prostatica e ha mostrato di essere più realizzabile rispetto all'analisi delle secrezioni prostatiche EPS. In conclusione, la coltura del tampone uretrale e del campione post-massaggio prostatico e l'esame microscopico potrebbero essere proposti come alternativo protocollo standard per semplificare la valutazione di sindrome prostatica nella pratica clinica.
Arch Ital Urol Androl. 2005 Jun;77(2):135-8. PMID: 16146284
Zanetti GR(1), Gazzano G, Trinchieri A, Magri V, Bosari S, Montanari E.
(1) Istituto di Urologia, IRCCS Ospedale Maggiore di Milano, Italia.
I tumori primari delle vescicole seminali sono rari. Nel presente lavoro descriviamo un caso di tumore benigno della vescicola seminale con caratteristiche fibroepiteliali e cistiche. Per la rimozione del tumore abbiamo eseguito un approccio transperitoneale laparoscopico. La massa, non fissata a strutture anatomiche tranne che alla prostata, è stata isolata ed eliminata. L'esame istologico del tumore ha rivelato due componenti distinte: una epiteliale e una stromale. Abbiamo considerato il termine fibroadenoma come più appropriato rispetto al cistoadenoma, perché lo stroma presente nella massa non era reattivo, ma un componente distinto della neoplasia.
Arch Ital Urol Androl. 2003 Sep;75(3):164-5. PMID: 14661396
Cosciani Cunico S(1), Magri V, Aulenti V, Tosana M, Botturi A.
(1) Divisione Clinicizzata di Urologia, Spedali Civili di Brescia.
L'elevato rischio di progressione nel cancro alla vescica T1G3 influenza il trattamento e il follow-up di questo tipo di pazienti. Dal gennaio 1983 al dicembre 1992, 803 pazienti con carcinoma superficiale della vescica (prima comparsa) sono stati osservati nel Dipartimento di Urologia presso gli Ospedali Civili di Brescia. In questo gruppo, 96 pazienti sono stati classificati come T1G3 e il nostro studio retrospettivo, qui presentato, è un'analisi critica sull’approccio terapeutico a questi casi: 13 pazienti sono stati sottoposti a cistectomia come trattamento primario e 83 sono stati curati con una resezione transuretrale. Di questo ultimo gruppo, 26 pazienti sono ancora liberi da formazioni tumorali (follow-up medio: 4,2 anni), 30 hanno avuto una recidiva, che, in fase e grado, era identica o inferiore alla malattia iniziale e 27 pazienti hanno avuto una progressione. Trentasei pazienti sono stati sottoposti a cistectomia: 15 sono privi di tumore e 21 sono deceduti. I risultati di questo studio retrospettivo ci portano a ipotizzare che la terapia endoscopica sia adeguata nella fase precoce del cancro alla vescica T1G3. Trattamenti adiuvanti di chemioterapia possono ridurre in modo tangibile il tasso di recidiva; la cistectomia precoce permette un buon tasso di guarigione.
Arch Ital Urol Androl. 1996 Feb;68(1):47-50. PMID: 8664921
Zambolin T(1), Scanzi M, Tralce L, De Luca V, Magri V, Panizza E, Zanotelli T, Simeone C, Cosciani Cunico S.
(1) Divisione Clinicizzata di Urologia, Spedali Civili di Brescia.
Nel presente lavoro presentiamo i dati relativi a 1917 pazienti che hanno subito, nella nostra divisione di Urologia, dal gennaio 1983 al dicembre 1993, interventi per la BPH. In particolare 1532 pazienti (80%) hanno subito adenomectomia transuretrale, e 385 pazienti (20%) adenomectomia retropubica. Il peso della prostata, ottenuto mediante analisi ad ultrasuoni, è il fattore che determina la tipologia di operazione: se il peso è inferiore a 50 gr la scelta sarà adenomectomia transuretrale della prostata, se la prostata pesa di più di 50 gr l’intervento sarà di chirurgia tradizionale. Nella nostra esperienza, l’intervento di adenomectomia retropubica (Millin) non ha mai portato a decesso del paziente durante l’operazione o nell’immediato post-operatorio. Le complicanze precoci sono state del 13,7%, e le complicanze tardive del 3,8%. L’adenomectomia retropubica, se eseguita con le indicazioni corrette, è ancora valida.
Arch Ital Urol Androl. 1995 Feb;67(1):105-7. PMID: 7538379
da Pozzo GP(1), Simeone C, Zambolin T, Cancarini G, Magri V, Aulenti V, Tosana M.
(1) Divisione Clinicizzata di Urologia, Spedali Civili di Brescia.
Nel presente lavoro viene descritta la patologia ureterale in 297 diversioni urinarie, che sono state eseguite consecutivamente nel nostro Dipartimento, negli ultimi 9 anni. La stenosi dell’anastomosi, sia cutanea che intestinale, è stata la complicanza più comunemente osservata. I nostri tentativi di curare definitivamente il problema con tecniche endourologiche si sono mostrate insoddisfacenti. Gli autori, pertanto, concludono che la chirurgia è di solito l'opzione migliore.
Arch Ital Urol Nefrol Androl. 1993 Mar;65(1):53-8. PMID: 8475394
Zambolin T(1), Magri V, Simeone C, Cancarini G, Frego E, Da Pozzo GP.
(1) Divisione Clinicizzata di Urologia, Spedali Civili di Brescia.
Dal 1983 al 1992, 29 pazienti con tumori primitivi ureterali sono stati ricoverati nel nostro reparto. Tutti i tumori erano uroteliali. Gli esami eseguiti, urografia, citologia urinaria spontanea e selettiva, ureteropielografia retrograda, hanno consentito una diagnosi corretta nell’86% dei casi. L’ureteroscopia non viene eseguita di routine, ma solo quando la radiologia convenzionale è dubbia o nel caso sia proposto un trattamento conservativo. Esistono pochissimi trial clinici controllati sulla terapia endoscopica dei tumori ureterali e anche se i nostri risultati sono incoraggianti crediamo che questa opzione terapeutica sia efficace e sicura solo in casi selezionati e che la nefroureterectomia sia il trattamento di scelta.
Arch Ital Urol Nefrol Androl. 1993 Mar;65(1):35-9. PMID: 8475391
De Luca V(1), Cozzoli A, Scanzi M, Taher B, Magri V, Monticelli L.
(1) Divisione Clinicizzata di Urologia, Spedali Civili di Brescia.
Le malformazioni agli ureteri che riguardano gli adulti sono molto poche. Lo scopo di questa revisione sistematica è valutare la reale incidenza clinica della patologia in esame per illustrare l'eziologia, la diagnosi e la gestione terapeutica consigliata in letteratura.
Arch Ital Urol Nefrol Androl. 1993 Mar;65(1):27-9. PMID: 8475389